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Il Marchese del Grillo e il paracadutismo sportivo

Una riflessione aperta sullo spirito del paracadutismo sportivo, un contributo culturale mosso dalla passione e dall'affetto per una disciplina che dall'alto ti fa guardare dentro e ti mette a confonto con te stesso. Uno sguardo volto al futuro per trovare il giusto equilibrio tra disciplina e paracadutismo "turistico"
paracadutismo sportivo

Io so Io e voi…

Quante volte nella ormai mia lunga vita ho incontrato numerosi soggetti che emulavano il famoso Marchese del Grillo, portato in scena dal grande e indimenticato Albertone Sordi.
Personaggi che, giunti alla sublimazione di personali certezze, si vestono di arroganza, scordando scientemente la polvere, che loro stessi hanno dovuto ingoiare e forse, torneranno a mangiare.
Il paracadutismo sportivo non fa eccezione.

Passione vs business?

Nel paracadutismo sportivo, a cui mi sono riavvicinato da alcuni anni dopo averne visto muovere i primi passi agli inizi degli anni settanta, si è venuta a creare una situazione che se dovesse proseguire con questo trend, farà si che sarò testimone della sua morte quale disciplina sportiva.
Restano pochi, bistrattati testimoni degli splendori del paracadutismo che, come dinosauri coscienti della loro prossima estinzione, si aggirano senza quasi più prole al seguito per le italiche drop-zone, sempre più occupate da passeggeri tandem, paracadutisti mordi e fuggi di un week end senza futuro.

Tandem
(Tandem)

Il lancio Tandem, nato e giustificato come attività propedeutica ad avvicinare al mondo del paracadutismo sportivo nuovi adepti, si è trasformato esclusivamente in un business per gli Skydive che lo praticano, una sorta di giostra in cui il passeggero viene trasportato passivamente a provare la folle esperienza di buttarsi da un aereo in un reiterarsi, di video, foto ricordo, e soprattutto ricco incasso per poi dire avanti il prossimo.

Negli anni, questa è divenuta l’attività preminente con una miriade di professionisti, più o meno regolari, che portano in volo gli aspiranti paracadutisti che nel giro di sessanta secondi consumano quella loro forse unica e indimenticabile dose di adrenalina.

Un business, costituito da gestori di Tandem Factory, con i loro aerei e rispettivi piloti, piloti tandem, che spesso toccano terra per indossare immediatamente un ulteriore paracadute, imbragare il passeggero già indottrinato da altro personale e a cui chiedono a malapena il nome, per ripartire con un decollo a seguire; da cameraman che si lanciano al seguito del tandem per il video che immortalerà l’impresa da esibire agli amici e sui social; da ripiegatori, che come polli in batteria, ripiegano e impaccano sacche pronte all’utilizzo successivo.

Ma della passione, dell’abnegazione che viene profusa nel paracadutismo cosa viene trasmessa al passeggero Tandem?
Poco o nulla e sempre meno sono coloro che dopo quella fulminante esperienza rimangono folgorati come San Paolo sulla via di Damasco e intraprendono il duro e costosissimo viaggio verso il mondo del paracadutismo.

Il Tandem, così come è impostato ora, non riesce a comunicare se non ai passeggeri particolarmente sensibili la bellezza di stare in volo almeno per qualche istante.

Di Atmo e altre cose

Il passaggio epocale, in questa fase di difficoltà generalizzata è forse rendere alla portata di tutti il Tdm Atmo, dove il passeggero entra, se pur per una giornata, a far parte di un gruppo coeso di paracadutisti atmonauti con più o meno esperienza (da 50 a qualche migliaio di lanci), partecipando alle fasi di preparazione ed esecuzione del lancio con la coscienza di essere al centro di un mondo, quello dei paracadutisti.

In mezzo a tutto ciò sopravvivono a fatica i pochi veri paracadutisti, in attesa che ci sia posto per imbarcarsi, non necessariamente come decimo tappa buco di 3 tandem con i rispettivi cameraman.
Così diventa praticamente impossibile per un giovane paracadutista crescere nella sua disciplina perché con grande fatica si riesce a saltare a 2 (numero minimo per capire se stai progredendo e facendo bene il tuo job on fly) o più paracadutisti.

Allora ci si dedica al Free Fly, dove puoi anche volare solo, in verticale a testa in su o giù, con l’aggiunta, magari, di qualche ora in Tunnel, che, considerato che lancio un Free Fly, per le velocità raggiunte, dura meno di 60 secondi, un ora di tunnel è come se facessi settanta o più lanci, ovviamente senza l’adrenalina del vero lancio.

Marco Tiezzi
(Marco Tiezzi, l’atmonauta con il falco)

Altri tentano la via dell’Atmo, una disciplina creata da un grande paracadutista, Marco Tiezzi, che volando in caduta libera per anni affiancato dal suo falco, ne ha studiato l’aerodinamica perfezionando una posizione del corpo, che assume la forma dell’ala di un aereo, sfruttando la portanza che si viene a creare sul dorso del paracadutista e volando letteralmente per lunghe distanze, con ratei di percorrenza vicini alle WingSuit, le Tute Alari.

Il punto di forza di Tiezzi è riuscire a raccogliere attorno a sé numerosi Atmonauti che, saltando in gruppi di 15/25 e rispettando stringenti regole di sicurezza, volano a oltre 200 km/h a stretto contatto, separandosi a quote ben definite, andando ad aprire le loro vele per poi atterrare in totale sicurezza, infilando, tra un lancio e l’altro, anche qualche fortunato passeggero tandem.

Alcuni si dedicano alle Tute Alari, disciplina con target sempre più esasperati e performanti, sia per la lunghezza che la tipologia del volo, che le tute consentono di fare.

Poi vi sono il Canopy e la Precisione, discipline praticate da pochi affezionati vecchi parà che stanno letteralmente sparendo per mancanza di praticanti.

Relativ Work
(Relativ Work)

I più bravi si dedicano al  Relativ Work, considerato dagli adepti il Santo Graal del paracadutismo sportivo, dove l’essere ammessi è soggetto a rigidi protocolli mai scritti.

Loro sono i Marchesi del Grillo del paracadutismo, quelli che quasi manco ti salutano se ti incontrano in Drop Zone, riuniti in ristrettissimi capannelli dedicati alle prove delle loro incredibili figure. Usano terminologie complicate per definire le loro coreografie aeree che quasi ci vuole un corso accelerato para-universitario per poterle apprendere e ancor più eseguirle.

Qui le ore di tunnel obbligatorio, con coach dedicato, si sprecano, perché devi assolutamente imparare a gestire i vari ratei di caduta e spostamento rispetto agli altri che si lanciano con te e se sbagli, andando sotto o lontano dalla formazione, ti vedi esibire il cartellino giallo virtuale, che diventa rosso se sbagli la seconda volta, comportando l’espulsione dal team, senza appello o ricorso a VAR.

Non me ne vogliano i relativisti, per i quali nutro una venerazione pari a quella che ho per il mio paracadute e per i quali ho una gelosia senza eguali. So che la strada per raggiungere la loro abilità condivisa è dura, quanto il loro costante impegno per preservare certe regole e canoni di purezza nel paracadutismo e il salto in grandi formazioni RW dovrebbe essere un passaggio obbligatorio per tutti noi paracadutisti.

Guardare al futuro

In tutto questo urge ritrovare lo spirito goliardico e pionieristico degli albori del paracadutismo, quando si andava in volo con piccoli aerei a 4, 5 posti, con il portellone aperto e impiegavi tempi biblici per raggiungere la quota di lancio, gelandoti come un Calippo nei mesi invernali.

Serve fermare l’ingordigia di certi soggetti che stanno tirando le fila del paracadutismo sportivo e riportarli a dialogare a tutto tondo con le istituzioni sportive e con ENAC, cercando di ottenere una propria indipendenza come associazione sportiva. Poi forti di una individualità, trattare con Ministeri, Regioni, Comuni e privati per sottrarre al calcio una piccola fetta di finanziamenti, che potrebbero abbattere i costi di gestione della disciplina e avvicinare un numero consistente di cultori, attualmente in difficoltà economiche e costretti a rinunciare a lanciarsi.

Il paracadutismo sportivo, non può e non deve essere uno sport elitario per pochi abbienti, ma deve tornare ad essere una palestra di vita, dove ci si allena alla gestione delle forti emozioni e delle paure che accompagnano sempre, durante tutto il volo, chi pratica la disciplina.

 

Valerio Zago, Generale di Divisione della Guardia di Finanza in congedo, pratica attivamente mountain bike e paracadutismo sportivo. Appassionato motociclista, possiede una vecchia Harley Davidson Softail Heritage.

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