Nei miei ricordi personali di tifoso dell’AS Roma. il mese di settembre coincide con diversi derby, partite di Coppa Italia disputate proprio in questo mese per guadagnare il passaggio alle fasi successive.
Sono storie di settembre quelle che vi sto per raccontare, storie leggere come l’aria settembrina di una volta, leggere, ma gonfie di una passione che dopo tanti anni bussa ancora forte alla porta della memoria.
In particolare inizio i miei ricordi dal settembre 1969
La Roma era quella del Mago Helenio Herrera e il giorno era il 7. Iniziavo a vedere i derby con una certa focosità, nasceva in me la rivalità forte verso una squadra della Capitale, ma che della Capitale non è.
Le stesse partite iniziavano ad avere un sapore completamente diverso. Si diventava grandi, o perlomeno io credevo di esserlo anche se avevo appena dodici anni. Con un gruppo di amici partiamo dall’estrema periferia di Roma, Cinecittà. A quel tempo, pur essendo di diversa tifoseria, si stava insieme e si vedeva la partita uniti nel medesimo settore.
Verso l’Olimpico
Il viaggio, perché allora era veramente un lungo viaggio arrivare allo Stadio Olimpico, inizia di pomeriggio presto. La busta con i panini e la solita mela ben custodita da una mamma apprensiva che si raccomandava all’amico più grande di stare attento a noi più piccoli, cresciuti in fretta per quanto riguarda una certa fede calcistica. Tutto a posto, si parte! La busta in una mano, la bandiera nell’altra, due metri di rasone acquistato con una parte della paghetta settimanale, alla merceria sotto i portici vicino alla chiesa Don Bosco. La solita sarta del palazzo, anch’essa di fede giallorossa, si era impegnata a cucire, nel giro di pochi secondi, i colori più belli del mondo: il giallo e il rosso!
La Roma in notturna
Dopo oltre due ore si arriva finalmente allo stadio, lascio a voi immaginare in quale settore poteva stare questo manipolo di fedelissimi in erba…noi, un gruppo misto di Cinecittà, a ridosso della vetrata dove passavano i giocatori. Vedere da vicino Peirò, Capello e il capitano Ciccio Cordova era una grandissima occasione che non si poteva perdere, per nulla al mondo.
Una partita alquanto ostica con un certo predominio della squadra d’oltre Tevere che poco intacca la nostra grande voglia di sventolare e gridare tutto il nostro grande amore per la Roma.
Fiaccole all’Olimpico
La Roma è in vantaggio, gol di Peirò! L’altra squadra sbaglia persino un calcio di rigore. Ad un certo momento, mancavano pochi minuti al fischio finale, l’arbitro era Concetto Lo Bello di Siracusa, succede una cosa strana, stranissima. Le luci dell’Olimpico si spengono, per non riaccendersi più. La tifoseria inizia allora ad accendere dei piccoli falò con i giornali. Impossibile dimenticare la Curva Sud e gli altri settori illuminati “a fuoco”.
Penso che siamo stati i primi in assoluto a creare una particolare atmosfera con una fiaccolata d’altri tempi, senza accendini, senza luci dei cellulari. Noi avevamo solo giornali da arrotolare così da creare una fiaccola, molto rudimentale e che bruciava in fretta arrivando subito alle mani.
Si rimane dentro lo stadio, si canta e si gioisce, non tanto per il risultato, quasi acquisito, quanto per lo spettacolo eccezionale offerto da un pubblico festante, da una parte, spazientito dall’altra, ma con una grande luce tutta intorno.
La partita fu data vinta a tavolino alla Roma per “responsabilità oggettiva” della squadra ospitante (nominarla per me rimane assai difficile…). Il ritorno a casa avvenne a piedi, dallo Stadio fino a Cinecittà, cantando e sventolando per bene quei due metri di rasone ben cucito. Non ricordo bene l’ora del nostro rientro, mentre ricordo molto bene il viso di mia madre affacciata al balcone!
Settembre 1970
L’anno successivo vede le squadre di Roma, affrontarsi per ben tre volte tra Coppa Italia e campionato. La qualificazione per le fasi successive di Coppa avviene sempre di settembre. Stavolta il due a zero viene acquisito sul campo per mezzo di un’autorete e un gol del nostro allora attaccante Vieri. Si canta e si esplode in curva, come al solito nonostante il periodo assai difficile delle due compagini, tanto che una delle due (indovinate quale?) retrocede in serie B. Una cosa la ricordo con molto sentimento, un coro fatto di tre nomi, tre nostri beniamini, recitava così: “Ciccio Cordova…Amarildo…Del Sol, ogni tiro è ‘ngo!…”
Derby di una vita
Derby non è uguale per tutti, qui a Roma è assai diverso, è un duello, una sfida. Non dura il tempo di una partita; per un anno intero si parla sempre e comunque di quella partita, del risultato e in particolare delle coreografie, vere e proprie opere d’arte sportivo-sentimentale. Ho raccontato solo due dei tanti scontri capitolini, non esistevano ancora striscioni, gruppi e fan specifici, c’erano però le bandiere, senza neanche tante coppe incise o trofei vari, solo due colori, quali?
Il giallo e il rosso naturalmente, gli altri non l’ho mai visti!