Sono appena passate le quattro di notte di un mercoledì da lupi.
La gioia di una finale vinta non mi fa dormire, qualcuno in strada ancora strombazza per la via. Su di una coppa di colore argento c’è un nome solo: A.S. Roma.
Dopo 12 anni una squadra italiana torna a vincere una coppa Europa e questa squadra è la Roma.
Abbiamo vinto, siamo campioni d’Europa e se qualcuno la chiama coppetta faccia pure, gli lasciamo le polemiche mentre noi alziamo la Coppa.
Delle mie finali non devo rendere conto a loro, ma solo al mio amore per la Roma.
Le immagini scorrono veloci
Dal bianco e nero al colore, dalla pellicola al digitale, un tifoso incallito come me, quante ne ha viste!
Di questa sera, due mi rimarranno impresse più di altre: il Capitano Pellegrini orgoglioso della squadra e dei tifosi, Mister Mourinho in lacrime per aver vinto una coppa, l’ennesima per lui, che, forse, vale poco solo per chi non la raggiunge, ma è pur sempre un trofeo e la mia squadra, la Maggica, stavolta ha realizzato un sogno, dopo tantissimi anni.
Era da diverso tempo che il capitano della Roma non alzava le braccia al cielo per mostrare al mondo del calcio, ma anche al suo mondo fatto dai colori che sono i più belli in assoluto, che ci siamo.
Siamo arrivati alla fine, vincenti e vincendo. Finalmente è accaduto!
Ricordo di momenti in cui ci siamo andati vicino, ma poi ci siamo ritrovati seduti sugli spalti con lo sguardo perso nel vuoto a vedere altri in mezzo al campo, a osservare altre tifoserie gioire per un meritato trofeo.
La finale di coppa UEFA con l’Inter grida ancora vendetta.
Non dimentico!
Può sembrare strano, anzi vi assicuro non lo è.
Mai passato di mente quel famoso trenta maggio di ormai quasi quaranta anni in quell’Olimpico stracolmo già dalla mattina, a tante ore dall’inizio di una maledetta finale. Eravamo tutti assiepati, uno stretto all’altro in attesa di vedere Agostino alzare quella che era per noi la strameritata conclusione di un percorso dove siamo stati protagonisti assoluti fino all’ultimo. Noi di Roma, e della Roma, a casa nostra, alzare la grande coppa, quella che conta più di ogni altro trofeo.
A quel tempo si chiamava Coppa dei Campioni ed era giusto così, perché a disputarla erano solo e solamente i vincitori del campionato. Non contava arrivare né secondi e né tantomeno quarti, se vuoi giocare quella competizione devi arrivare solo primo!
Sono un Ultrà e ci tengo
Non sto di certo a ricordare quel maledetto giorno, non ne ho assoluta voglia. Certo non l’ho cancellato perché certi strani episodi te li porti dentro finché campi, è inutile negarlo ma quel “buffoncello”, passatemi il termine anche se non è da sportivi, ma io sono della Roma e non sono uno sportivo, sono prima di tutto un ultras e ci tengo alla mia figura. Dicevo quel numero uno che prendeva in giro i nostri giocatori al punto tale che due sono caduti nel tranello e quel pallone calciato con tutta la rabbia di prendere lo specchio della porta e di gonfiare la rete non ne ha avuto nessuna stramaledetta voglia.
Ed invece chi ha gonfiato la rete, proprio sotto la Curva Sud, la nostra fantastica Curva, quella di allora, senza barriere, unica e unita in un solo coro, striscione, sciarpa e bandiera, sono stati loro…loro chi?…Loro e basta!
Quello che ricordo bene sono i giorni prima
La citta bicolore con tutte le svariate sfumature di giallo ocra e di rosso pompeiano. Balconi e finestre piene di ogni tipo di stoffa, tela, rasone o qualsiasi altro tipo di tessuto purché sia riconoscibile dai colori e dalle scritte inneggianti. E Roma in quel caso si è goduta il vestito della festa.
La sera prima della finale passata a Circo Massimo in attesa del momento che ti porta su quella strada di sempre. Le ultime ore insieme agli altri tifosi, non si va a dormire, non quella notte, è la notte prima della coppa, la nostra vittoria finale con la scritta fine di un meraviglioso film tra immagini di un popolo senza età, di una città in festa, e invece…
Ricordo tutto
Ripercorro tutte le partite che si sono succedute, senza dimenticare nessun minimo particolare. I gol segnati, gli abbracci sul campo e sugli spalti. Se questo deve essere il nostro destino che sia maggico come la Roma, dicevamo perché ci credevamo…meglio finire qui, questo ricordo dal retrogusto acido e amaro.
La Roma e le altre finali
Poi ci sono state ben altre finali, che non hanno avuto lo stesso metro di passione provata con quella di prima. Anche in quei casi eravamo tutti lì a gioire fino al momento in cui l’arbitro ha dato inizio alla partita, poi…tutto è andato come è andato. Lassù c’è qualcuno che non tifa Roma.
Spesso diciamo che siamo tifosi nati per soffrire, sarebbe il caso di sfatare sta terminologia che inizia a stare stretta e come tutte le cose strette, prima o poi esplode! Stasera è successo, finalmente il contrario, lontano dal nostro campo, pur vicini alla nostra Roma.
Di tutti questi momenti sono testimoni sciarpe e biglietti ingialliti, rimangono le notti insonni prima e dopo la partita. Quelle prima con gli occhi lucidi pieni di lacrime di gioia e di tanto sacrificio, quelle dopo solo di lacrime di rabbia, solo quella perché in fondo come diceva il Presidentissimo Viola: Piange il piu’ debole, i forti non piangono mai….
Si può anche perdere ma chi è tifoso della Roma, ha già vinto in partenza, da quando nasce…Oggi sono sveglio e sono felice, sono riuscito a vedere una coppa, importante, nelle mani dei nostri giocatori e sono pronto a godermela fino in fondo. Poco importa se la maglia per i festeggiamenti è vecchia e stretta, è pur sempre la maglia della Roma.
Io quella canzone la odio!
L’ultimo brutto ricordo per il sottoscritto, finalmente vola via lontano. È legato a una canzone, che tutti conoscono bene per la sua melodia, per la poesia delle parole, perché è una delle migliori di un certo Venditti Antonello, di Roma, romano e romanista.
Io quella canzone l’ho odiata, fino a questa sera! Quando sentivo partire le prime note, mi innervosivo. Con tutta la forza interiore l’ho stramaledetta, specialmente quando recitava:
Notte di giovani attori, di pizze fredde e di calzoni…
Notte di sogni, di coppe e di campioni…
Per me sapeva di bestemmia, e non sono blasfemo, quell’insieme di parole hanno oscurato un periodo, oggi no! È un momento bello, e sul più bello è accaduto ciò che doveva accadere…ritorni ad essere la nostra canzone nel nome della Roma e del suo simbolo.
Coppe, trofei, scudetti valgono molto per tutti, per chi è della Roma viene prima il simbolo che decreta la nostra fede e attaccamento, e chissenefrega del resto.
È iniziata un’era!