In aereo
Ieri è iniziata la primavera: stagione di rinascita…la mia rinascita.
Sono seduto comodamente su una poltrona d’aereo e sto tornando verso l’Italia, verso casa.
Vicino a me c’è Anna, avvolta da un riposo ristoratore.
Ho nostalgia della mia famiglia, della piccola Emma, ma il mio cuore palpita per la gioia che ho provato in questi giorni splendidi, ricchi di sport e di traguardi. Sono stato rapito da una magia: persone di tutte le culture e con diverse abilità hanno celebrato lo sport, per dimostrare al mondo che le divisioni possono essere cancellate.
Ora sono isolato dagli stimoli esterni, ho le cuffie che mi rimandano l’armonia e le parole di una vecchia canzone…Non puoi toccare le nuvole se non conosci le lacrime, se solo sai la tristezza cos’è, sarà lei ad aver paura di te…
Incredibilmente il destino sa scegliere il momento giusto!
Sto toccando le nuvole, ho pianto di gioia e di nostalgia, ho sperimentato la tristezza intorno a me che si è volatilizzata grazie ai numerosi incoraggiamenti ed abbracci.
Con i miei ragazzi speciali ho vissuto i giorni delle tre F: festosi, fantastici e faticosi.
Abu Dhabi World Games 2019
Quando alla fine del 2018, i responsabili di Special Olympcs Italia hanno convocato me ed Anna e ci hanno chiesto di essere partners per la squadra italiana di pallavolo informandoci che saremmo andati negli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi, per i World Games, non potevamo crederci.
E il lavoro? E la famiglia?
Ora siamo già di ritorno.
Ci sentiamo più ricchi, abbiamo aiutato a costruire gioia palpabile, a concretizzare sogni e a far risaltare di ognuno le proprie attitudini.
Ma quale misterioso genio della lampada mi ha dato il potere di trasformare la mia vita?
Non che fossi un debosciato, ma il tempo libero lo dedicavo soprattutto al divertimento, come un qualsiasi ragazzo di vent’anni: un corretto equilibrio tra ragazze, amici, lavoro e drink.
Ma ecco che ricordo…
Tutto è iniziato così
La sorte mi regala un fastidioso infortunio al ginocchio e devo allontanarmi per un certo periodo dai campi da calcio.
Il mio carissimo cugino Leo, ragazzo con la Sindrome di Down, vedendomi troppo spesso sul divano, mi chiede di andare a vederlo mentre si allena con la sua squadra di pallavolo. Se non si conosce Leo non si può neppure immaginare quanto siano energici e assillanti i suoi inviti. Quindi un mercoledì pomeriggio decido di accompagnarlo. Non scorderò mai quel pomeriggio… per vari motivi…
In quell’ora e mezza vivo il meglio dello spirito sportivo!
Ogni atleta partecipa in un clima di scambio, dando valore a ciò che è in grado di fare e mostrando coraggio nell’affrontare la sconfitta.
Gli allenatori riescono a valorizzare le differenze di ciascuno, non escludendo nessuno.
Tra i ragazzi speciali ce n’è uno nuovo, chiuso in se stesso, che non vuole entrare in campo, tiene stretto Woody, il suo pupazzo; mi avvicino e chiedo al suo amico di pezza se vuole giocare con me, il ragazzo alza lo sguardo e tutti e tre iniziamo a passarci la palla.
Leo mi presenta i suoi amici, conosco Francesco, che nel 2015 è andato a Los Angeles ai World Games di Special Olympics nella squadra italiana di pallavolo; ma soprattutto sono colpito positivamente da sua sorella, partner della squadra.
Al termine dell’allenamento tutti insieme urlano, non troppo all’unisono, il loro motto: che io possa vincere, ma se io non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze.
La vita che cambia
Da quel giorno ho preso la mia vita in mano, non mi sono chiesto se facevo la cosa giusta.
Tutto è andato come il genio aveva deciso: ho sposato la sorella di Francesco, ho accompagnato i miei ragazzi a tre incontri nazionali di pallavolo di Special Olympics, in giro per l’Italia, abbiamo dimostrato di essere migliorati, abbiamo vinto, abbiamo perso, abbiamo pianto, ma ad ogni festa ci siamo sentiti uniti, liberi da catene e pregiudizi.
Ed ora ho un pensiero…
La squadra che alleniamo con Anna è rappresentata solo da ragazzi con la Sindrome di down, ma perché non allargare questa opportunità a giovani con altre problematiche che, ormai cresciuti, non riescono a trovare il giusto spazio nelle diverse società sportive?
Credo fermamente nel valore dello sport unificato, dobbiamo partecipare a corsi, investire le nostre forze in altre discipline sportive. Sono sicuro che nuovi amici ci seguiranno per vivere la vita attraverso la gioia dello sport per tutti.
Do una gomitata ad Anna che farfuglia.
Eccitato le propongo: Ehi, cosa ne dici se proviamo ad allargare l’offerta sportiva ad altri ragazzi con diverse disabilità intellettive? Creeremo reali opportunità di gioco di squadra, tra loro si aiuteranno: più stimoli, più forza.
Certo…aiutarsi l’un l’altro…viceversa…mi risponde lei come se fosse la cosa più naturale del mondo e non aspettasse altro.
È andata così e proprio da quelle battute improvvisate è nata la nostra Associazione.
Il nome? Semplice. È quello che le ha dato Anna rispondendo ai miei pensieri in fuga.
Viceversa, ecco come ci chiamiamo.
E, a proposito: ognuno ha il genio dentro di sé, basta ascoltarlo; il mio si chiama Davide!