Myron Scott è un uomo che ha seguito le sue passioni. Il giornalismo anzitutto, coltivato sin dai tempi del liceo quando iniziò a collaborare con il Dayton Daily News. Ed è proprio qui, al giornale, che Scott si avvicina alla fotografia e sarà un incontro fatale. Quasi quanto quello che avrà il 10 giugno 1933. Quel giorno Scott è in giro a caccia di cose interessanti da fotografare; Dayton è pur sempre una cittadina della grande provincia americana, le notizie e le foto bisogna andarsele a cercare. Al giornale avevano segnalato che un gruppetto di ragazzini avrebbe dato vita a una gara di macchinette. Un trafilo e una foto sull’edizione domenicale ci sarebbero potuti stare e così decidono di mandare Scott a dare un’occhiata.
L’idea del Soap Box Derby sta per bussare alla sua vita.
Soap Box
Myron Scott va al luogo dell’appuntamento e si trova davanti sei ragazzi che armeggiano intorno a una specie di go-kart. Era stato uno di loro, William Condit, che su suggerimento del padre, aveva infomato il giornale della loro garetta. Il programma è semplice: lanciarsi sulla strada in discesa a bordo di qualcosa di simile a delle automobili. Quel qualcosa sono cassette per le scatole di sapone sulle quali erano state applicate delle rotelline. Una gara spontanea, di quelle nate per strada, nessuna regola complicata da rispettare. La linea di partenza è in cima a una salita, ci si butta giù, nessun pedale e meno che mai nessun motore e via, il primo che arriva a fondo discesa ha vinto.
Elementare? Certo, ma si divertono tutti un mondo.
Myron Scott si entusiasma, vuole fare un bel servizio e allora chiede agli “automobilisti” di riunirsi nuovamente due settimane più tardi, ma stavolta con un premio in palio, più racers e ancora più soapboxes.
L’appuntamento è a Hilltop Avenue a Oakwood, periferia di Dayton. Si presenteranno in diciannove, abbastanza per far sì che, a fine gara, Scott sia definitivamente convinto che quella può diventare una grande storia.
La prima gara ufficiale
Intuendo la potenzialità di quella che poteva sembrare solo una gara strampalata, Scott registra il marchio Soap Box Derby e decide di organizzare una prima gara ufficiale.
Sabato 19 agosto a Burkhardt Avenue, vicino a Smithville Road, si presentano 362 bambini tra i 6 e i 16 anni, ognuno con la sua auto fatta in casa, costruite con casse di legno, lamiere di latta e ruote rimediate. Di quei sei che Scott aveva fotografato la prima volta, solo uno prende parte alla prima gara ufficiale; è il sedicenne Randy Custer e sarà proprio lui a vincere con il suo “fulmine giallo” a 3 ruote. In seconda posizione c’è Alice Johnson, una bambina di appena 11 anni.
Pensare in grande
Myrton Scott è vulcanico e decide che il 1934 sarà l’anno della prima edizione su scala nazionale del Soap Box Derby. Per prima cosa serve un regolamento, pochi ma inequivocabili punti: partecipazione vietata agli adulti, “auto” che, al netto di assi e ruote da acquistare già assemblati, non devono superare i 6 dollari di costo. Il resto, forma, colore, numero di ruote, è lasciato alla fantasia dei ragazzi. Se la gara deve essere nazionale bisogna però far arrivare ragazzini da tutti gli States. Scott ci crede e ci riesce. Insieme a lui ci crede anche la Chevrolet che diventa da subito sponsor della gara.
Il 19 agosto, sulla stessa discesa di Burkhardt Avenue, ragazzini provenienti da 34 città americane si sfidano per portarsi a casa il titolo. La cosa straordinaria è che lo fanno sotto gli occhi di circa 45.000 spettatori.
Il primo campione americano del Soap Box Derby è Robert Turner di Muncie, Indiana, alla guida di un’auto con ruote di metallo nudo. Charles Baer di Akron si aggiudica invece il titolo di campione dell’Ohio. Una categoria a parte è invece aperta a macchine motorizzate; è la Blue Flame, riservata a ragazzi dai 16 ai 18 anni, e se la aggiudica Eugene Franke di Dayton.
Il successo del Soap Box Derby nasce così.
I premi
Gareggiato da ragazzi, il Soap Box Derby è pensato per i ragazzi e per il loro futuro. Negli anni della grande depressione americana, questo è particolarmente importante e contribuisce a far diventare la gara un sogno per tutti, bambini e famiglie. Il primo premio è una borsa di studio che permette di frequentare per 4 anni un’università a scelta del vincitore, mentre a tutti i partecipanti viene lasciato in regalo un orologio da polso e un diploma. Il carnet dei premi è comunque particolarmente ricco; un premio è per l’auto disegnata nel migliore dei modi, un altro per quella meglio rifinita, e poi ancora per quella costruita con basi più solide, quella con i freni migliori e, infine, un premio anche per il concorrente che ha raggiunto il miglior tempo in finale.
Akron
Nel 1935 il sindaco di Akron, appoggiato da tutta la città, si offre per ospitare la competizione. A suo favore la posizione centrale della cittadina e, soprattutto, la sua conformazione collinare che la faceva essere un circuito naturale ideale. Scott accetta e la seconda edizione del Soap Box Derby si svolgerà l’11 agosto 1935 partendo dalla cima della salita di Tallmadge Avenue, periferia orientale della città. Cinquantadue i baby piloti provenienti da tutta la nazione che quel giorno si ritrovano ad Akron e, ancora una volta, la folla che li accoglie è gigantesca. Saranno oltre 50.000 le persone che festeggerano Maurice Bale di Anderson che vince il titolo a bordo di un elegante racer rivestito di metallo.
Episodio che cattura ancora di più l’attenzione, un incidente che vede un’auto pilotata da Paul Brown di Oklahoma City uscire di pista e prendere in pieno Graham McNamee e Tom Manning della NBC proprio mentre stavano trasmettendo la radiocronaca in diretta.
Forte del successo, la città di Akron decide di dedicare al Soap Box Derby un percorso dedicato: una pista pavimentata lunga 490 metri, tribune e gradinate a noleggio e l’erezione di un ponte di legno a due piani sul traguardo. Dei 490 metri, 358 metri erano il percorso di gara, mentre l’area di sosta superiore e la pista inferiore costituivano il resto.
Nel 1936 McNamee e Manning tornano per raccontare la gara, ma questa volta trovano ad attenderli un’area stampa.
Oltre 100.000 le persone che accorrono per seguire dal vivo la corsa.
Il vincitore è Herbert Muench di Saint Louis, 14 anni; una volta tagliato il traguardo sulla sua macchina rossa, si sfila il casco mostrando i capelli biondi, il viso sporco di grasso e per prima cosa corre ad abbracciare la mamma, fiera del suo campione che si porta a casa una borsa di studio dal valore di 2,000 dollari e un pezzo di futuro.
Tornare è per sempre
Negli anni della seconda guerra mondiale il Soap Box Derby si ferma, per tornare poi nel 1946 sempre ad Akron e diventare definitivamente un tassello del sogno americano. Nel 1971 arrivano le ragazze, ammesse a gareggiare per la prima volta; dopo Alice Johnson, arrivata seconda nel 1933, nessuna aveva preso parte alla gara.
Un piccolo scandalo arriva nel 1973 quando il campione Jimmy Gronen, dopo aver vinto la gara, è squalificato perché viene trovato un magnete nella sua vettura. La classifica scala e campione diventa il californiano Brent Yarborough. Nel 1975 l’undicenne Karren Stead è la prima ragazza a trionfare; l’anno seguente poi viene introdotta una nuova categoria, la junior division, dove possono gareggiare bambini dai 10 ai 12 anni, su macchine costruite con un kit apposito fornito dall’organizzazione. Nel 2000 l’introduzione di vetture prefabbricate in kit segna l’era moderna del Soap Box Derby perfezionata dalla recente introduzione delle ruote monoblocco UniGrip. Le auto che partecipano alle gare della Legacy Division sono gli unici esemplari unici, tutti costruiti ex novo, con le ruote che sono l’unico componente condiviso con i corridori in kit.
Memoria e futuro
Nel 1997 fu istituita la All-American Soap Box Derby Hall of Fame e Scott fu il primo ad essere inserito nella lista. Le Soap Box sono diventate oggetto di culto, sono esposte in musei, arricchiscono collezioni private e segnano il passaggio del tempo con le forme, spesso avveniristiche, nate dalla genialità dei ragazzi e dei genitori che li aiutavano a costruire il loro sogno.
Nel 2016 è stato poi istituito il Bill Speeg memorial scholarship fund.
Bill Speeg, classe 1967, si avvicina per la prima volta al mondo del Soap Box Derby nel 1999, quando la figlia Ashley decide di prendere parte alla competizione. Bill Speeg si appassiona, inizia a occuparsi prima dell’edizione californiana e poi di quella nazionale, fa da mentore di vari atleti. Il suo percorso finisce nel 2014, ma a memoria sua e della passione che lo aveva animato, la famiglia e la Soap Box Derby hanno deciso di creare una borsa di studio a suo nome, assegnata ogni anno al vincitore del torneo.
Il sogno americano, in fondo, è anche nella memoria e nel futuro del Soap Box Derby.