Trigoria è un luogo del calcio ma, per i tifosi giallorossi, anche un luogo dell’immaginario dove tutte insieme si addensano passione, gioie, speranze e delusioni. Il tifo è così e non ammette repliche.
A Trigoria mi lega anche una piccola storia personale. Una storia al telefono.
Io e Alfredo
Quando fu inaugurato il Centro Sportivo Fulvio Bernardini, per assicurare il servizio telefonico fu installato provvisoriamente un container con alcuni allacci telefonici. Poi, con la borgata che cresceva a vista d’occhio, fu deciso di costruire una centrale vera e propria che sorse proprio a poche decine di metri dall’ingresso del Centro Sportivo.
Il collaudo fu affidato a me e a un collega, Alfredo. Per prima cosa avremmo dovuto passare le linee dal container alla centrale e siccome tutti e due eravamo, e siamo, fracichi der pallone, regolavamo il nostro orario di lavoro con quello degli allenamenti della prima squadra.
Il Barone, Falcao e Spinosi
Quando, in taxi, arrivò a Trigoria Paulo Roberto Falcao ovviamente eravamo là e vedemmo in diretta quello che il Barone Nils Liedholm s’inventò.
Lo vedemmo chiamare Luciano Spinosi e lo sentimmo ordinargli, indicando Falcao “…stagli sempre attaccato…non solo in campo, ma anche se va al bar, al ristorante o in qualsiasi altro posto…non lo devi lasciare un attimo !”.
Forse voleva abituarlo alla marcatura a uomo che, a quei tempi, era l’unica tattica difensiva usata da quasi tutti i Mister, tranne Lui ovviamente.
La cosa simpatica era vedere la faccia sorpresa di Falcao che, quando si girava si trovava sempre attaccato Spinosi.
Sarà stato anche per questo che nella prima amichevole della stagione, Roma-Twente, quasi appena arrivato, il Divino aveva già la bacchetta da direttore d’orchestra e gesticolando dirigeva il gioco da par suo.
Il Barone e Bruno Conti
Anche Bruno Conti, tecnicamente “non male” (hehehe), deve qualcosina al Barone che se lo prendeva a lungo con sé e gli spiegava come migliorare il modo di calciare e di “stare in campo”. Lui che su dieci punizioni dal limite, otto le metteva all’incrocio dei pali, con Tancredi che, visto con i miei occhi, sorridendo, spalancava le braccia.
Dino Viola. Più che un Presidente
Non si vince uno scudetto e non si fa una Finale di Coppa dei Campioni per caso. Il Presidente Dino Viola, ovviamente, ne è stato anima, cuore e artefice. Amava la Roma e i suoi ragazzi e non gli sfuggiva nulla, sempre pronto a consigliare comportamenti anche al di fuori del campo. Un pomeriggio a Trigoria “pizzicò” Bruno Conti con i piedi su una sedia e lo rimproverò, bonariamente, ma lo rimproverò perché, come gli disse, “alle cose ci si sta attenti”.
Viola con noi
Noi eravamo solo dei tecnici, ma mai una volta ci negò un saluto e, anzi, ogni volta ci invitava a prendere un caffè o quello che volevamo al bar, tra il serio e il faceto diceva “…questi dei telefoni teniamoceli buoni …capirai… davanti a loro trema tutta Roma… pure noi!“. Poi, dopo la battuta, non mancava di ringraziare con grande rispetto per il nostro lavoro, facendoci i complimenti per averlo svolto “senza che ce siamo accorti“
E poi Benetti
Anche Romeo Benetti, malgrado sembrasse taciturno, in realtà era abbastanza simpatico…soprattutto “co’ le donne”. Oltre ad essere “un tipo macho, a giudicare dalle ragazze sempre diverse e belle che lo venivano a prendere, doveva anche saperci fare. Dicono di lui che allevasse canarini … ma pe’ magnasseli però… scherzo ovviamente!
Un’ultima riflessione
Ma come è possibile avere tanto “carisma” parlando così poco?
Agostino, indimenticato e sempre amato, questo aveva e trasmetteva. Anche con Carletto Ancelotti che di carattere poi ha dimostrato di averne da vendere. E quando il Capitano parlava si faceva ovunque silenzio, anche dalle parti del Barone.
Succede così. Succede solo ai migliori