In principio fu il nuoto
Ogni bambino ha i suoi sogni e anche io, come tutti, ne avevo uno.
Non avrei mai immaginato di raggiungerlo a fil di spada.
Come nuotatore ero paragonabile ad un cubetto di pavé lasciato cadere in uno specchio d’acqua, un po’ perché la monotonia della vista delle piastrelle del fondo di una piscina non mi ha mai esaltato, un po’ perché non avevo doti eccelse per quello sport.
Da bambino vedevo le immagini in bianco e nero dei giochi Olimpici del 1972 ed ero estasiato.
Erano le Olimpiadi di Mark Spitz e dei suoi 7 ori in altrettante gare.
Forse fu proprio quell’atleta dai baffoni neri a spingere molti genitori a portare i propri figli a nuotare.
Crescendo, capii subito che non ero tagliato per quello sport (sarà stata forse la totale assenza di baffi…?) ma ogni volta che si accendeva la fiamma olimpica io rimanevo sempre estasiato come successe per Monaco 1972.
Il tempo del sogno
I quadrienni passavano e il sogno di poter partecipare un giorno ai giochi Olimpici era in me sempre più vivo e fervido.
Compresi che come atleta non sarei mai riuscito a raggiungere quel traguardo ed allora pensai ad un’altra via: quella di intraprendere la carriera da tecnico.
Nel 1988 (anno dei giochi Olimpici di Seul e della sfida tra Ben Johnson e Carl Lewis) mi iscrissi all’allora ISEF dell’Università Statale di Milano e, parallelamente, iniziai a lavorare in piscina, prima come istruttore di nuoto e, dopo aver superato il corso federale, come allenatore.
Ahimè, la vista del barboso andirivieni degli atleti che allenavo mi provocava la stessa sonnolenza dello scorrere delle piastrelle sotto il mio ventre che vedevo d’atleta.
Il nuovo corso
Dovevo cambiare strategia perché le edizioni delle Olimpiadi passavano (Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sidney 2000) ed io ero sempre al di fuori, davanti allo schermo, e mai dentro di esse.
Nel 1997 diventai un Vigile del Fuoco e nel 1998 un mio ex rivale sportivo, Gianluca Genoni, mi chiese di prepararlo fisicamente per tentare il record del mondo di apnea profonda. Anche se l’apnea, non essendo sport olimpico, non avrebbe potuto realizzare il mio sogno, poteva essere un trampolino di lancio.
Così, da allora, feci per Gianluca sia da preparatore fisico che da sommozzatore per la sua sicurezza durante i suoi record sino al 2012.
Il tempo trascorreva inesorabile ed io studiavo per raggiungere la laurea magistrale, facevo ricerche e scrivevo libri (due di questi ottennero il premio letterario del CONI).
Grazie a degli amici, conobbi uno strumento svizzero con il quale sperimentai metodi innovativi di allenamento della muscolatura respiratoria, campo sino ad allora assolutamente inesplorato.
Allenai molti atleti professionisti di varie discipline: nuotatori, ciclisti, sciatori di fondo, marciatori, calciatori, rugbisti.
Olimpiadi in televisione
Passò l’edizione olimpica di Atene 2004 con la memorabile vittoria nella maratona di Stefano Baldini.
Si mise in archivio anche l’edizione degli 8 ori di Michael Phelps di Pechino 2008.
Anche i giochi Olimpici di Londra 2012 li vidi in TV ma una parte del mio lavoro era lì. Alcuni atleti che avevo allenato erano presenti.
Il mio sogno giocava con me.
Si avvicinava alla mia mano e, quando lo stavo per acchiappare, scappava più lontano.
Sconfortato decisi di buttarmi nuovamente nello studio ottenendo un Master di 2° livello in Socio Psicologia Sportiva all’Università Cattolica di Milano.
Nel 2015 la svolta!
La maggior parte della squadra maschile assoluta di spada venne ad allenarsi regolarmente nella caserma dei Vigili del Fuoco di Milano dove, guarda caso, prestavo servizio. Un mio amico vigile del fuoco, nonché dottore in Scienze Motorie, Michele Irace, che dovrò per sempre ringraziare, mi disse: “La tua metodica secondo me dovrebbe essere applicata a tutti gli sportivi. Se vuoi, chiedo io al maestro degli spadisti che si allenano al Comando se è interessato al tuo lavoro“.
Grazie al cielo, Andrea Candiani, ultimo CT a vincere la medaglia d’oro nella spada maschile a squadre (Sydney 2000), maestro dei ragazzi della nazionale, fu lungimirante e mi diede la chance che aspettavo dal 1972: lavorare con gli atleti della nazionale italiana per le Olimpiadi di Rio 2016!
Il tempo della spada
Iniziai in silenzio ed umiltà appoggiato dal CT d’allora e di oggi Sandro Cuomo.
Cuomo mi convocò al raduno pre-olimpico di Mezzana (TN) e fu in quell’occasione che mi consegnò la vestizione della nazionale. Rammento come se fosse ora la mia esclamazione al momento della consegna: “Sandro grazie! Non sai cosa significa per me poter indossare questa maglia” indicando lo stemma dell’Italia cucito sul petto.
Gli splendidi schermidori che conobbi mi diedero sempre più fiducia consentendomi di entrare nelle loro vite non solo come tecnico ma anche come amico.
A Rio l’apoteosi, Enrico Garozzo, Marco Fichera, Paolo Pizzo e Andrea Santarelli vinsero la medaglia d’argento nella gara di spada a squadre.
Io, che ancora una volta consumavo lo schermo televisivo con gli occhi gonfi di emozione, mi sentivo appagato e professionalmente realizzato. Ma dentro di me, la parte più bastarda mi diceva:”Rispondi sinceramente a questa domanda: puoi dire di essere andato alle Olimpiadi?” Ahimè la risposta, anche questa volta era no!
Tokyo 2020
Mi rimisi al lavoro con gli stessi ragazzi della spada che mi avevano dato fiducia senza sapere chi fossi e cosa potessi dare loro in più rispetto a quello (ed era incredibilmente molto) che già avevano raggiunto.
Vinsero gare di Coppa del Mondo, medaglie agli Europei, ai Mondiali, sino a raggiungere la qualifica per Tokio 2020.
Ora non potevo più fallire, poteva essere la mia ultima occasione per raggiungere un sogno, il mio sogno.
Per rimanere aggiornato e per dare agli atleti che avevano creduto in me feci diversi corsi, mi iscrissi nuovamente all’Università raggiungendo, con una fatica titanica, la seconda laurea quinquennale come biologo nutrizionista. Volevo essere completo per fornire ai ragazzi risposte a 360°. La parte motoria era in mio possesso, l’area psicosociale l’avevo acquisita, l’area nutrizionale aveva completato il mio bagaglio di conoscenza.
Ai primi di luglio del 2021 la notizia che aspettavo da circa 50 anni: sono convocato dalla Federazione Italiana Scherma come preparatore fisico ai XXXIV Giochi Olimpici di Tokyo!
Ora che ho terminato questo lungo viaggio, vivo un caleidoscopio di emozioni.
Da un lato sono euforico per quello che ho raggiunto, dall’altro sono vuoto, privo di quelle energie dissipate nel corso dei decenni della mia vita.
Grazie a tutti voi che avete consentito ad un cubetto di pavé senza speranza e ad un bambino avido di immagini in bianco e nero, di realizzare il proprio sogno