Se è vero che buon sangue non mente, allora la famiglia Sella non ha da preoccuparsi.
Famiglia operosa e intraprendente i Sella. Imprenditori lanieri del biellese, professionisti, religiosi; nel panorama familiare non manca nulla, neanche Quintino, che passerà alla storia come scienziato, ministro delle Finanze ed alpinista. Una passione per la montagna che vedrà Quintino tra i fondatori del Club Alpino Italiano e che il nipote Vittorio, figlio di uno dei suoi diciannove fratelli, respira e fa sua.
Per Vittorio la montagna è una storia di famiglia di cui lui sarà protagonista nel segno della modernità.
Vittorio Sella sarà il primo fotografo di alta montagna, il primo fotografo sopra le nuvole.
Passioni di famiglia
Montagna e fotografia sono passioni ricorrenti in famiglia.
Vittorio Sella nasce a Biella nel 1859, come tutti i bambini a libri e classici da leggere e studiare, preferisce giocare. Solo che lui gioca con con la macchina fotografica di papà Venanzio Giuseppe, che, tra l’altro, è anche autore del primo trattato di fotografia in Italia. Buon sangue non mente, giusto?
Incoraggiato e consigliato anche da zio Quintino, Vittorio coltiva la passione per la fotografia e inizia a sperimentare nuove tecniche e lenti per ottenere dei risultati mai visti prima.
Inizia così
Vittorio Sella segue quindi la sua la passione fotografica, ma non smette di scalare montagne; inevitabile che le due anime prima o poi s’incontrassero.
Il momento di snodo è il 1879, quando scatta per primo il panorama dal monte Mars, nelle Alpi Occidentali.
Nel 1882 Vittorio sale la prima volta sul Cervino, facendoci poi ritorno una seconda volta portando con sé dodici lastre di vetro, così da poter ottenere una visuale a 360 gradi per i suoi scatti del panorama dalla vetta.
Le Alpi, per Vittorio, sono solo l’inizio.
Verso l’Asia, per primi
Il talento di Vittorio Sella non sfugge a Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, che lo vuole con lui nel 1889, 1890 e nel 1896 per la grande escursione alpinistica italiana sul Caucaso: obiettivo, scalare il monte Saint Elias.
Vittorio, ovviamente, si butta nell’impresa, ne ricava emozioni intense, è affascinato dal crogiuolo di culture che incontra e fissa nella mente e sulle lastre panorami da far girare la testa. Per l’altitudine, forse, ma sicuramente per la bellezza.
Ma lo sguardo di Vittorio non si posa solo sui panorami, indaga anche gli uomini. Le sue fotografie catturano perfettamente la sovrapposizione di elementi europei, bizantini e slavi e restituiscono un lavoro di valore documentaristico e al tempo stesso romantico.
L’inglese, il Duca e il fotografo
La prima spedizione riscosse un successo senza precedenti. Vittorio Sella ottiene riconoscimenti dalla Royal Geographical Society e dal governo russo, che gli conferisce l’onorificenza della Croce di cavaliere dell’ordine di Sant’Anna.
Sempre nel 1889 lo contatta l’alpinista inglese Douglas W. Freshfield che lo ingaggia per documentare il viaggio in Sikkim e l’ascensione sul massiccio del Kangchenjunga.
Ma le spedizioni con il Duca degli Abbruzzi non erano ancora concluse.
Dopo l’avventura del Caucaso, nel 1906 si va in Africa, nel Ruwenzori, per poi partire nuovamente nel 1909 e raggiungere il Karakorum in Asia centrale
Pace
I lavori di Vittorio Sella colpiscono ancora oggi per la nitidezza dei dettagli e la pulizia armoniosa delle immagini. Maestria e tecniche originali, certo, ma anche e forse soprattutto sguardo e sensibilità capaci di posarsi dove altri magari non guardavano, non capivano o non sentivano.
Provate solo a immaginare cosa poteva significare, al tempo, il trasporto in alta montagna di attrezzature fotografiche pesanti, ingombranti e delicate.
A scanso di equivoci, Vittorio Sella è stato un fotografo eroico, per le cose che ha fatto e per come le ha fatte.
Parlare di fotografia eroica non sembri fuori posto, soprattutto perché delle scomodità e difficoltà che ha vissuto non rimane alcuna traccia estetica nelle sue fotografie. Incredibilmente, invece, tutto quello che si respira dai suoi lavori è soltanto un grande senso di pace, con una natura che nella sua bellezza e nella sua asperità è sempre protagonista indiscussa. Una natura nella quale gli uomini sono paesaggio anch’essi e sembrano una sorta di pietre miliari del tempo, destinati a far orientare noi che saremmo venuti dopo. Noi che, a ragion veduta, pensiamo che Vittorio Sella abbia fatto proprio bene ad ascoltare i consigli di zio Quintino.
Memoria per il futuro
Custode della memoria fotografica e documentale di Vittorio è la Fondazione Sella di Biella, voluta proprio per assicurare al futuro le testimonianze preziose di una vita che, con passione, si è dedicata a cercare la bellezza e a fissarla nel suo attimo migliore.